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Proteggere le vie respiratorie: la scelta dei dispositivi di protezione individuale (DPI)

Molto spesso, quando un’impresa esegue regolarmente dei lavori pesanti (ristrutturazioni, ampliamenti, estrazioni, eccetera) scatta per gli operai l’obbligo d’indossare dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie.

I DPI per le vie respiratorie nascono con il preciso intento di proteggere il lavoratore dall’inalazione di polveri sottili, di fumi tossici e di gas, durante le attività industriali o di tipo agricolo svolte nella quotidianità.

Questi strumenti diventano indispensabili quando non risultano sufficienti le generiche misure di prevenzione e i normali mezzi collettivi di protezione.

Prima di passare ad analizzare i vari tipi di dispositivi individuali di protezione, scopri di più sull’argomento, consultando un soggetto esperto in misure di protezione sui luoghi di lavoro.

Respiratori a filtro: dispositivi per la riduzione degli inquinanti

La categoria dei respiratori a filtro fa parte dei moderni apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR). A tali apparecchiature si dovrà far riferimento quando, in virtù delle quotidiane attività, nasca il bisogno concreto di proteggere il lavoratore dall’esposizione diretta a varie sostanze inquinanti.

Nello specifico, assumono le sembianze di facciali filtranti o di semi maschere, quei respiratori a filtro progettati per proteggere il lavoratore da inquinanti particellari.

Si è visto che la loro efficacia è maggiore quando le facciali filtranti o le semi maschere vengono dotate di una o più valvole d’espirazione.

Occorreranno, invece, delle maschere pieno facciali, cioè dotate di valvole sia per l’espirazione che per l’inspirazione, quando si presume il contatto con gas e polveri.

È bene ricordare che i respiratori a filtro non conservano alcuna efficacia in situazioni di mancanza d’ossigeno.

Respiratori isolanti: dispositivi per il recupero dell’ossigeno

L’altro grande blocco dei dispositivi di protezione delle vie aeree è costituito da respiratori isolanti. In linea generale, i respiratori isolanti, oltre a tenere l’utilizzatore lontano da sostanze inquinanti, favoriscono il pronto recupero dei normali livelli d’ossigeno.

In buona sostanza, chi indossa un respiratore isolante viene tenuto lontano dall’ambiente circostante, ricevendo al contempo aria o uno specifico gas.

Oggigiorno, l’innovazione tecnologica permette di distinguere tra respiratori isolanti autonomi, con la ricezione dell’ossigeno a pressione, e respiratori isolanti non autonomi, quelli dotati di presa d’aria all’esterno oppure di un meccanismo per l’erogazione dell’ossigeno.

I respiratori isolanti autonomi o non autonomi, vanno indossati quando si svolgono dei lavori in ambienti carenti d’ossigeno (con livelli inferiori al 17%) o contraddistinti da forti concentrazioni di sostanze inquinanti.

Inoltre, vanno sempre indossati dei respiratori isolanti quando non si conosce né l’entità né la pericolosità degli inquinanti presenti.

Maschere di protezione FFP: un nuovo tipo di dispositivi di protezione

Nell’ambito dei respiratori a filtro, meritano una speciale menzione le maschere di protezione FFP, create per proteggere l’utilizzatore dall’esposizione a particelle dannose.

Prima di indossare la mascherina di protezione FFP, va considerata la concentrazione delle sostanze inquinanti in un certo ambiente e l’indicazione dei valori limite per quella sostanza dannosa.

Tali criteri ci diranno se sia meglio indossare una mascherina FFP1, per le particelle fini e le polveri sottili, o se sia il caso di dotarsi di una mascherina FFP2 che aiuti a tenere lontane le particelle fini e le particelle nocive.

Nel caso specifico delle mascherine FFP2, la concentrazione delle particelle tossiche nell’ambiente circostante deve risultare almeno 4 volte superiore al valore limite d’esposizione.

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